Bugare is the new to Meghan Markle

Bugare is the new to Meghan Markle

Una delle caratteristiche più invidiabili della lingua inglese è certamente la sua malleabilità. La capacità di rigenerarsi e autorinnovarsi creando continuamente nuove parole, anche e soprattutto plasmandone altre di già esistenti.

Non è un caso, inoltre, che la gran parte di questi neologismi riguardino le forme verbali. Perché l’inglese, come tutte le lingue germaniche, predilige l’utilizzo di verbi anziché di pomposi nomi astratti, tipici invece delle lingue neolatine. Se non esiste un verbo per una situazione, gli inglesi lo inventano. Un po’ come fanno i tedeschi, gli olandesi e i cugini scandinavi, per i quali però molte volte risulta più immediato adattare alla propria lingua degli anglicismi. Anche perché l’inglese crea spesso dei verbi a partire da nomi, che a loro volta sono già entrati nelle altre lingue. Pensiamo al verbo inglese to google, che ha ispirato dapprima il tedesco googeln e l’olandese googelen e infine ha convinto anche l’italiano con googlare.

Al netto di tutte le considerazioni storiche, politiche ed economiche (di cui ho parlato recentemente in questa intervista ), è probabilmente proprio questa creatività endemica a permettere all’inglese di detenere un indiscusso primato a livello artistico – in primis nella musica – ma anche appunto come fonte di forestierismi. Pensiamo, ad esempio, a quanto pratico sia poter giocare con l’inglese in certi settori tipo il marketing la pubblicità!

A mio avviso, però, i primi a divertirsi giocando con l’inglese sono gli anglofoni stessi. Di parole nuove ne inventano una dietro l’altra – un neologismo per ogni cosa e situazione – che è quasi impossibile star dietro a tutte. Alcune diventano ben presto delle e vere e proprio meteore linguistiche, altre invece sono così sorprendenti che fanno addirittura notizia. Come il recentissimo verbo To Megan Markle, lanciato scherzosamente sui social dall’attore britannico Ryan Carter a seguito della recente dipartita degli (ormai ex) Sussex Royals dalla casata reale e divenuto subito virale.

ph. Il Corriere della Sera

Certo che questoTo Meghan Markle è davvero un’idea geniale. Non solo perché nato da uno degli eventi più sensazionali della storia contemporanea, ma anche perché il suo inventore è riuscito a sfruttare un fatto particolare, talmente unico nel suo genere da diventare iconico, per creare un verbo che non solo ci ironizzasse su, ma che avesse addirittura un significato ben più ampio, così da poter entrare nell’uso generale della lingua. Tradotto letteralmente To Meghan Markle non significa infatti «lasciare la casa reale», bensì piuttosto: «tenere alla propria salute mentale tanto da scegliere di lasciare una stanza/una situazione/un ambiente in cui la tua vera natura non è benvenuta né accettata».

Insomma mi sembrava un peccato non poter usare una tale ficata anche in italiano. E’ palese, però, che così com’è è impossibile riuscirlo a inserire in un nostro discorso. A differenza dei numerosi sostantivi inglesi che entrano intoccati nella nostra lingua – l’esercito dei selfie, dei meeting, dei brunch e compagnia bella per intenderci – essendo un verbo andrebbe coniugato. Ma “meghanmarklare” anche se ingegnoso è così lungo e maccheronico che risulta non solo ridicolo, ma anche impronunciabile.

Ma ecco che, proprio mentre ero alle prese con queste mie elucubrazioni linguistiche, ripensando alla definizione coniata dal suo inventore, ho avuto l’illuminazione.

Tenere alla propria salute mentale tanto da scegliere di lasciare una stanza/una situazione/un ambiente in cui la tua vera natura non è benvenuta né accettata…

…non è proprio quello che ha fatto Bugo sul palco di Sanremo? E allora la sapete una cosa, per me bugare is the new to Meghan Markle.

Il Meghan Markle de noantri, ce lo abbiamo, l’evento epico pure e con una traduzione (che poi è anche un neologismo) così mettiamo d’accordo pure i Boomers che non si possono lamentare che usiamo troppo l’inglese. E voi che dite?

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