Essere liberi professionisti con Partiva Iva è come andare sulle montagne russe. Gli sbalzi tra i picchi di entusiasmo (per l’accettazione di un nuovo incarico, una recensione positiva o l’arrivo di un tanto agognato pagamento) e quelli di disperazione (in primis quando le tasse e il commercialista bussano alla porta) sono continui e repentini.
Allo stesso modo sono variegati anche i possibili impieghi (basti pensare a un traduttore che, se ne ha le qualifiche, può fare anche l’interprete o magari scrivere o insegnare). Insomma, di certo non ci si annoia mai. D’altro canto bisogna restare sempre vigili, operativi e imparare a convivere con quel “filino” di ansia per il futuro che accompagna tutti coloro i quali non hanno un’attività fissa (nel senso più stretto del termine).
Tuttavia un metodo per potere viver più sereni senza dover rinunciare (almeno totalmente) alla propria attività da freelancer c’è. Ed è anche molto popolare. No, non stiamo parlando dell’analista…ma della possibilità di coniugare contemporaneamente un lavoro da dipendente alla propria attività a Partita Iva. Cosa che, per altro, grazie alla Legge di Bilancio 2019 è ancora più possibile, essendo stato abrogato il limite dei guadagni da lavoratore dipendente/possessore di Partita Iva.
Ovviamente potrebbe sembrare una soluzione idilliaca. Ma perché non lo fanno tutti, allora? Innanzitutto perché se oggigiorno non è facile trovare un lavoro – figuriamoci due! Inoltre, soprattutto nei primi tempi, la ricerca di un equilibrio tra le due realtà lavorative (e quindi anche psicofisico verrebbe da dire) è davvero molto dura. Insomma, come ogni cosa, anche questa scelta ha i suoi pro e contro: qui di seguito cercheremo di capirli assieme.
Prima la buona notizia: i pro battono i contro.
1. Maggiore stabilità economica
Questo punto è così scontato che sembrerebbe fin superfluo citarlo. In realtà i risvolti economici positivi sono diversi e per questo vale la pena citarli. Innanzitutto, la certezza di una paga a fine mese non ha eguali. Potremmo anche finirla qui. Ma, diciamocelo, se la busta paga diventa il solo e unico scopo del nostro lavoro da dipendente, dover timbrare quel maledetto cartellino diventerà un incubo. Nel mondo reale, però, dove non è così facile né scontato essere assunti per ciò che ci piace fare né tanto meno per ciò che si ha studiato, affiancare all’attività da dipendente quella da libero professionista può essere un buon modo per riuscire a svolgere a livello professionale anche ciò per cui si è più portati, oltre a ciò che più ci sostenta. D’altro canto, per chi nasce professionalmente come freelancer, unire alla propria attività autonoma una da dipendente può essere un’ottima idea per far quadrare i conti ogni mese. E con certezza. Insomma, bella la vita bohemien, ma vuoi mettere riuscire a pagare tasse e contributi tutti in un colpo anziché doverle rateizzare dal 30 giugno al 30 ottobre in attesa del colpo finale al 30 novembre? A proposito di tasse, con uno stipendio da dipendente si possono detrarre tutte le spese escluse dalle detrazioni per possessori di regime forfettario, come quelle mediche ad esempio. Ammettetelo, a leggere queste righe verrebbe da chiedersi perché mai uno dovrebbe fare il freelancer se può fare il dipendente. A parte che il giorno d’oggi nulla è scontato, nemmeno trovare un lavoro da dipendente, ma, anche se così fosse, portare avanti entrambe le attività è un’ottima soluzione per mettere d’accordo cuore e portafogli: da un lato guadagnare di più e dall’altro continuare a fare ciò che ci piace. Fermi tutti! E se il lavoro da dipendente è nello stesso settore nel quale io poi opero come freelancer? Che senso avrebbe tutto ciò? Be’ ricordiamoci da dove siamo partiti: ci garantirebbe un metodo ideale (e legale) per tenere in forma il conto e concedersi qualche sfizio in più. In breve, per far girare l’economia!
2. Un salvagente nei momenti di “magra”
Una caratteristica dei contratti di lavoro moderni è la loro instabilità. A quanti di voi è capitato di passare da un contratto determinato a un altro? E magari con mesi di pausa in mezzo? Avendo una vostra attività da libero professionista parallela, tutto ciò potrebbe farvi un po’ meno paura perché di fatto continuereste comunque sempre a lavorare. D’altro canto, però, è proprio il lavoro autonomo ad avere la nomea di impiego instabile fin da tempi non sospetti, ergo sin da ben prima della crisi economica del 2008. Quindi abbia o abbia avuto un’attività in proprio lo sa bene: ci sono periodi in cui arrivano millemila incarichi contemporaneamente e altri in cui sembra che il mondo si sia dimenticato di noi. Ma le bollette vanno pagate lo stesso. Ecco che in quel caso una paga da dipendente potrebbe tornarci utile. O per lo meno i risparmi dei mesi precedenti, se quel periodo anziché di “magra” è proprio di “secca” su tutti i fronti. Inoltre, avere sempre una qualche attività lavorativa su cui concentrarsi ci può aiutare a mantenerci costantemente allenati mentalmente, evitando al contempo quegli spiacevoli vuoti temporali sul curriculum.
3. Un curriculum più variegato
A proposito di curriculum, vi siete accorti di come gli annunci cerchino candidati sempre più multitasking? Devi sapere bene tre lingue, avere conoscenze economico-amministrative e qualità da project manager. Ovviamente laureato. Ma voi la conoscete una facoltà che vi dia tutte queste competenze? Ecco, sappiamo già la risposta. Però, quel che è certo è che maggiori sono le esperienze di lavoro (magari in contesti diversi), maggiori saranno anche le competenze che acquisirete strada facendo. Persino svolgendo lo stesso compito, ma in aziende diverse si possono imparare cose nuove, figuriamoci facendo il freelancer e il dipendente al contempo! E tornando al dubbio iniziale, state tranquilli: anche se l’attività autonoma e quella dipendente sono inquadrate nello stesso settore, si possono sviluppare nell’una competenze diverse rispetto all’altra, pur sfruttando in entrambe quelle di base. Prendiamo il lavoro di un traduttore. Lavorando da dipendente per un’azienda o un’agenzia di traduzione, per esempio, si possono imparare ad utilizzare determinati CAT Tools, mentre come autonomo si acquisiscono le capacità imprenditoriali di chi si deve rapportarsi in maniera diretta col cliente, nonché numerose conoscenze fiscali che possono tornare sempre utili.
5. Un intreccio di competenze
Temete invece che lavorare in più settori diversi vi possa far accumulare competenze su due binari paralleli che rischiano di non incontrarsi mai? Niente di più sbagliato! Spaziare tra rapporti lavorativi diversi vi farà sviluppare anzitutto una buona dose di flessibilità, altro termine tanto amato dai recruiter. Attenzione, però, non stiamo parlando tanto di flessibilità oraria (che spesso è solo un eufemismo che fa rima con instabilità), quanto di flessibilità mentale. Conoscere più realtà vi farà sviluppare col tempo una duttilità intellettuale tale da poter intrecciare competenze acquisite in settori diversi (magari anche lontani tra loro) e vedere le cose da una prospettiva inedita, che di certo non vi farà passare inosservati. E non sarà raro nemmeno che, inseriti in un’azienda con una posizione, i vostri datori di lavoro si rendano conto di poterla ampliare, viste le vostre capacità trasversali.
4. Maggiore efficienza sul lavoro
Qual è la caratteristica maggiormente apprezzata da un (potenziale) datore di lavoro o cliente? L’efficienza, ovviamente. E, diciamocelo, è anche la skill a cui ambiscono maggiormente i lavoratori stessi. Chi di noi non vorrebbe essere in grado di svolgere i propri compiti nel minor tempo possibile, ma con risultati di ottima qualità? Avere due attività parallele vi insegnerà anche questo. O, almeno, vi aiuterà a efficientizzare di gran lunga il vostro lavoro. Certo non è che si diventa supereroi, sia chiaro, ma, come si suol dire di necessità virtù. Insomma, avere poco tempo e molti compiti da svolgere ci può insegnare a focalizzarci meglio sui nostri obiettivi. Un po’ come la campionessa di nuoto Benedetta Pilato che lo scorso 28 luglio, a soli 14 anni, ha vinto l’argento ai Mondiali di nuoto pur ottenendo la media dell’8 a scuola. Il suo trucco? Riuscire a dividersi tra studio e piscina con costante allenamento.
Non è tutto ora quello che luccica: i contro.
1. Molte più ore di lavoro
Si sa, nella vita nulla è regalato. Più lavoro, più competenze e maggiori guadagni equivalgono, ad esempio, a molto tempo in meno. Per chi è abituato alla vita da freelancer, che è flessibile per antonomasia, riuscire ad abituarsi a nuovi orari fissi potrebbe essere all’inizio una bella sfida da non sottovalutare. Anche perché, a chi lavora normalmente da casa, soprattutto nei primi tempi potrebbe sfuggire il fatto che andare a lavorare in ufficio o comunque in un’altra sede non ci richiede di “sacrificare” solo le otto ore di effettiva attività, ma anche il tempo per prepararsi e quello del tragitto, che ben spesso è tutt’altro che trascurabile. Un lavoratore dipendente che decidesse invece di dedicarsi anche alla libera professione dovrebbe anzitutto imparare a rimanere concentrato più a lungo anche fuori dal proprio ambiente di lavoro, senza cadere nella classica tentazione di mollare la presa non appena timbrato il cartellino d’uscita. Oltre a ciò, al novello freelancer è richiesto anche di rimodulare la sua concezione di “casa” – per poter trovare la concentrazione anche tra le mura domestiche, ricche di potenziali distrazioni .
2. Dover fare qualche rinuncia
Riuscire a incastrare tutto, senza dimenticare alcuni compiti fondamentali della quotidianità – come mangiare, sistemare casa e così via – ci richiede inevitabilmente qualche rinuncia. Capiterà di dover rifiutare un invito, di non riuscire a vedere quel film che ci piace tanto alla tv o di fare una passeggiata in meno. Ma ci avete mai pensato che potrebbe essere anche l’occasione per liberarsi anche di alcuni quei clienti tossici che vi assillano con proposte indecenti? Avere meno tempo a disposizione vi porterà inevitabilmente a dover rinunciare a degli incarichi da libero professionista, dato che il lavoro da dipendente è difficilmente altrettanto autogestibile. Ecco che vi troverete di fronte a delle scelte. E, nel ponderare pesi e contrappesi, riuscirete finalmente a dire un “no” secco a chi vi propone tariffe da fame e tempi di consegna da circo. Intendiamoci, non è che altrimenti direste sempre di sì a tutti – vero? – ma in questo caso, credetemi, lo fareste sicuramente più a cuor leggero.
3. Stanchezza e frustrazione
Rimodulare i propri ritmi è sempre faticoso. Tanto più se per fare spazio a un numero maggiore di impegni e responsabilità, a causa dei quali capiterà anche di dormire meno. Sarà inevitabile sentirsi stanchi – soprattutto agli inizi – così come non riuscire talvolta a fare tutto ciò che ci si era prefissati. E il rischio frustrazione è davvero alto. Il trucco è imparare a essere clementi con se stessi, capire che non siamo macchine, concedersi anche del tempo per sé, senza mai perdere di vista i propri obiettivi.
Come far quadrare il tutto – alcuni consigli per un migliore benessere psico-fisico-lavorativo
1. Imparate a valutare le moli di lavoro
Innanzitutto, per non trovarvi con l’acqua alla gola e rimpiangere il giorno in cui avete deciso di imboccare questa strada impervia, evitate totalmente le scelte impulsive prima di accettare nuovi incarichi. Vi troverete perennemente con un’agenda piena, ecco perché dovrete stare attenti a valutare e ponderare attentamente ogni proposta di lavoro. Regola d’oro: testo lungo non significa per forza più complesso. Ergo, non sottovalutate mai i testi brevi, che possono nascondere grandi difficoltà.
2. Usate un’agenda
A proposito di agenda piena…per chi già non ne usasse una abitualmente, in questo caso è altamente consigliata! Avendo più impegni del solito, aumenta il rischio di dimenticarsene qualcuno: mettendoli per iscritto non solo ci aiutiamo a ricordarli tutti, ma anche a visualizzarli meglio, comprendendo in maniera più chiara quali appuntamenti o scadenze sia il caso di accettare oppure meno. Ecco perché avere un’agenda a portata di mano potrebbe diventare di vitale importanza.
3. Concedetevi del tempo libero. Anzi obbligatevi a farlo.
Infine, il segreto per non impazzire o – come si usa tanto dire adesso – per non andare in burnout è tanto semplice quanto difficile da farsi. Concedersi del tempo per sé. Che non sia solo il tragitto casa-lavoro, sia chiaro. Né quello dei lavori domestici. Con dei ritmi così serrati, sarà indispensabile avere del tempo per rilassarsi completamente, svuotando la mente da pensieri e preoccupazioni. Tuttavia, proprio a causa della mole di lavoro incombente sarete tentati di riempire ogni buco della vostra giornata con impegni lavorativi. Ecco perché il consiglio in questo caso diventa quasi un imperativo: prendetevi del tempo libero, obbligatevi a farlo! Vedrete, all’inizio vi sentirete in colpa, ma poi vi renderete conto che sarà rigenerante e ripartirete più freschi anche con il lavoro. Certo, ci saranno delle giornate in cui proprio non ci riuscirete, ma l’importante è che non diventi la norma. Non sapete quando ritagliarvi questi break? Un’idea sempre valida è quella di iscriversi a un corso in palestra (con l’abbonamento a ingresso libero è più facile disertare) o di farsi una bella passeggiata all’aria aperta tra un lavoro e l’altro. Oppure, se proprio siete di fretta, semplicemente allungare un po’ il tragitto quando andate a buttare la spazzatura o a portare fuori il cane.
Allora siete pronti? …Via!
Grazie infinite!
I tuoi articoli sono sempre molto esaustivi!
La tua ironia e la scelta delle immagini alleggeriscono anche gli argomenti più difficili…